“Nietzsche diceva che è arduo vivere con gli altri, perché il silenzio è difficile da sostenere e da ottenere: nel mondo le nostre voci, in lingue diverse, sovrastandosi, senza prestare ascolto l’una all’altra, troppo spesso gridano “io”.
      Il nostro presente è rumore, perché il silenzio, ai più, fa paura, evoca angoscia della solitudine, della morte ed è parente della noia.
      Oggi rivendico il diritto al silenzio, pochi minuti, in cui il mio sogno ad occhi aperti è mettere a tacere il rumore intorno a me e potermi così dedicare al mio io, in silenzio.
      Con me “L’uomo seme” di Violette Ailhaud (Fandango/Playground) perché, in fondo, non posso che resistere pochi istanti senza il gioire chiassoso che negli ultimi cinque anni fa da colonna sonora al mio vivere.”
      (Ilaria)

      Ilaria e il silenzio

       

      Il pomeriggio che sono andata a Valdobbiadene – anzi Bigolino, frazione di, per la precisione – è stato un delirio di urla, risate, sorrisoni, caldo e divertimento.

      Questa frazione dal nome bizzarro è stata la “mia casa” per più di dieci anni, quindi sapevo bene dove portare Ilaria: in mezzo alle vigne.
      Ci siamo incamminate con Ginevra che mi teneva per mano, come a volermi accompagnare lei, due anni e mezzo di dolcezza, mentre Lorenzo spiegava e raccontava cosa stavamo guardando, dove stavamo andando, dall’altro dei suoi cinque anni e mezzo.

      E ho capito Ilaria quando dice di voler rivendicare il silenzio, ma anche di non poter vivere senza il frastuono di due piccole vite che crescono.

      Lorenzo e Ginevra hanno cantanto e ballato Beppeanna della Bandabardò, mentre Ilaria, per i pochi minuti degli scatti, ha indossato delle cuffie da cantiere, quelle che quando le indossi ti sembra di essere immersa nelle profondità marine.

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